
Blade Runner 2049
Sono andato a vedere questo film con una frase nel cervello “ce n’era bisogno?”
Il seguito di Blade Runner ha tanto fascino, le atmosfere, la fotografia, la musica, tutto contribuisce a fare rivivere l’ambientazione che tanto abbiamo amato e questo mi fa mettere comodo sul sedile. La colonna sonora in particolare mi è piaciuta tantissimo: Jóhann Jóhannsson, Hans Zimmer, Benjamin Wallfisch. Un trio che ci ha saputo fare signori miei!
Passiamo alla regia, (Denis Villeneuve) la scelta di piani sequenza molto lunghi e di dialoghi con pause altrettanto esorbitanti: i silenzi, che esprimono più delle parole, mi fanno sorridere e caspita, sto davvero vedendo Blade Runner!
Sono nel suo universo, tetro, nero e piovoso. Il film scorre bene, nel suo passo lento, cadenzato e propone una trama discreta, non eccezionale, non ha la spinta del primo, per via di alcune tematiche relative al rapporto uomo-replicante che oggi risultano essere meno originali e un poco datate. Il rapporto uomo-macchina è stato indagato in lungo e in largo e quando Villeneuve ripropone la sessualità (scena Joi&Kappa) andando a scopiazzare Spike Jonze in Her, non fa una grande figura, ma d’altronde, questo lato è forse il più originale dell’intero film. Tralasciando la scena specifica, l’espediente narrativo principale ha a che fare con la sessualità ed è quello che salva la trama intera ponendo nel grembo di un’ambientazione che ben conosciamo, di tante cose che abbiamo già visto, il seme dell’originalità. Non è un’idea sconvolgente quella proposta dallo sceneggiatore Michael Green che ha lavorato sul soggetto proposto da Hampton Fancher, ma si poteva fare di meglio? Non lo so, ritengo sia poco probabile. Era un lavoro dannatamente difficile e sono soddisfatto di quello che ho visto. Era più semplice proporre un’idea strampalata oppure una trama che distruggesse il vecchio Blade Runner dandogli la stessa reputazione che Matrix 2 e 3 hanno dato all’intera serie. Così non è stato e mi va bene, ma torna la domanda iniziale a girare nella mia testa: “ce n’era bisogno?”
La risposta è certamente si! Perché il cinema ha deciso che non ci sono nuove idee sulle quali investire, molti diranno che non ci sono nuove idee di qualità, ma se è vero che l’universo è grande e che se non ci fossero alieni sarebbe uno spreco di spazio, è altrettanto vero che la mente umana non può essersi atrofizzata fino al punto di non avere più una sceneggiatura originale!!!
Pertanto non ce n’era bisogno!!! Ma il business decide altro in seno a calcoli matematici!!!
Sostengo che il marketing sia ben focalizzato su quello che funziona e sul riproporre quello che già c’è, perché è più semplice vendere un marchio che già esiste! Il contenuto non conta, non influenza le vendite, perché il marchio di un Blade Runner è più forte. Ora nel caso specifico l’operazione è la stessa fatta da Disney in StarWars con una grande differenza: questo è un film godibile, non reca disonore al primo. Gli StarWars firmati Disney sono nella migliore delle ipotesi una rielaborazione di quanto già proposto prima!
Ma torniamo a Blade Runner 2049: tutto bellissimo, secondo quanto scritto sopra, direte voi, e invece no, ecco quello che manca: i silenzi ci sono, è vero, ma i dialoghi tra i personaggi e lo spessore degli stessi non esiste se paragonato al primo film. La sceneggiatura di Michael Green in tanti frangenti fa ridere. Ricorderò sempre l’entrata di Harrison Ford con “Hai del formaggio?” L’intento è chiaro, fare capire che c’è una mancanza per una vita fatta di cose semplici, mancanza del quotidiano, ma non si poteva contestualizzarla meglio e non si poteva evitare di fargliela dire come prima dannatissima frase!!! Veniamo all’immortale Harrison Ford, mi è piaciuto, ma attenzione, mi è piaciuto dopo averlo visto nei Disney Star Wars, ma se devo dire la verità, io non vedo un attore che recita, come mi ha scritto un amico, vedo solo Harrison Ford e questo mi fa pensare che ci sia qualcosa che non va. Ryan Gosling invece, mi è piaciuto moltissimo, ma anche qui, nel cast manca qualcosa, manca un replicante interpretato da uno come Rutger Hauer ed è una falla in primis della sceneggiatura: “i cattivi” della situazione sono poca cosa e ne risente l’intera trama che manca del pizzico di azione e di epicità che nel primo faceva da contrasto alla lentezza narrativa.
Due parole le voglio spendere sul finale. Molti lo hanno criticato, per me è perfetto così, strizza l’occhio a quanto fatto con il finale del primo e riapre in stile moderno verso il seguito. Una sintesi complessa riuscita.
Il voto finale è un 7, ho visto tanti 8 e 9 per questo film, no, mi sembrano un poco troppo, stiamo sempre parlando di un operazione commerciale a basso rischio, non merita un voto così alto.
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